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lunedì 20 luglio 2015

Yazoo L-1059: Eddie Lang, Jazz Guitar Virtuoso

Negli sviluppi di un genere musicale, ci sono trasformazioni che sono nell'aria, ma che spetta a un singolo musicista portare a compimento.

E' quanto nel jazz degli Anni '20 capitò, con il passaggio dal banjo alla chitarra, operato sia perché il primo strumento iniziava a mostrare tutti i suoi limiti tecnici e timbrici, sia perché all'orizzonte era comparso un chitarrista virtuoso come Eddie Lang.

Eddie era nato come Salvatore Massaro a South Philadelphia nel 1902 e in casa respirò quel clima musicale delle famiglie italiane recentemente immigrate negli Usa, in cui era facile trovare qualcuno che suonava a un livello amatoriale o semiprofessionistico qualche strumento, come ad esempio, appunto, la chitarra.

Anzi, il padre era addirittura un liutaio e così il giovane Salvatore poté crescere circondato da banjo e chitarre.

Ma il primo strumento a cui egli si avvicinò non fu la chitarra, bensì il violino, a cui dedicò diversi anni di studio.

Non è ben chiaro quando passò alla chitarra, ma sappiamo che -prima che con  questo strumento- si cimentò con il banjo a quattro corde e con la chitarra-banjo, che però non erano in grado di soddisfarlo, proprio per il loro suono aspro.

A quel punto, era già attivo da anni il suo sodalizio musicale con l'amico di una vita Joe Venuti, il grande violinista che con il suo strumento operò nel Jazz una rivoluzione parallela a quella attuata da Eddie alla chitarra.

Ai due non mancò mai il lavoro ed essi furono certamente tra i pochi musicisti jazz a cui la vita on the road non presentò un conto salato.

Anzi, Eddie Lang fu certamente un esempio di genio senza sregolatezza: conduceva una vita regolare, non beveva, era puntuale alle serate o in sala di registrazione e al tavolo da gioco non solo non dilapidava i suoi guadagni, ma anzi... era in grado di incrementarli.

Se ne andò a soli 31 anni, per i postumi imprevisti di una banale tonsillectomia.

Di lui ci restano tantissime sedute in sala d'incisione -ove accompagnò musicisti del calibro di Bix Beiderbecke- e una quindicina di facciate come solista, saggiamente raccolte nel Vinilone L-1059 della Yazoo, giustamente sottotitolato "Jazz Guitar Virtuoso".

Da questo LP, vi presentiamo ora due brani.

Il primo è "Midnight Call Blues", in cui Eddie Lang è in coppia con l'altro grande chitarrista Lonnie Johnson: se volete divertirvi, potete provare a riconoscere quale dei due musicisti è il solista in ciascun coro...

Il secondo è "Eddie's Twister", in cui troviamo tutta la maestria di Eddie, mentre viene accompagnato al piano da Arthur Schutt.

Fu questo il suo primo brano inciso come solista ed è una sorta di sommario della sua tecnica chitarristica.

Infatti, in esso troviamo accordi con le corde mute, il cambio di diteggiatura sullo stesso tasto per dare il senso di un attacco più fresco, intervalli di decima per simulare gli effetti di un pianista Jazz, accordi di nona, glissandi, armonici, effetti simili all'arpa, accordi aumentati consecutivi e via dicendo.

In un prossimo Post, ci occuperemo di Joe Venuti, che -come abbiamo detto- di Eddie Lang fu grande amico e compagno instancabile di divertimenti, serate e sedute in sala d'incisione.

 


domenica 12 luglio 2015

Herwin 106: King Oliver, The Great 1923 Gennetts

Continuiamo questa nuova sezione del Blog -dedicata ai 16 LP della Herwin, che negli Anni '70 riproposero alcune pietre miliari del Jazz di mezzo secolo prima- con questo disco, che raccoglie le storiche incisioni effettuate nel 1923 dalla King Oliver's Creole Jazz Band per la Gennett a Richmond, Indiana.

In questi 15 brani, possiamo ascoltare il Jazz che inizia in parte ad allontanarsi dalla sola polifonia -tipica, ad esempio, della Original Dixieland Jazz Band, che vi abbiamo presentato nel Post precedente- e a...

Lasciare un certo spazio ai solisti, che -pur all'interno di una Musica ancora d'insieme- provano a reinterpretare i vari temi musicali, che sono così l'occasione per abbellimenti ed elaborazioni moderatamente originali.

E di che musicisti si tratta!

Infatti, alla cornetta abbiamo non solo Joe Oliver, ma anche Louis Armstrong, la cui ingeniosa creatività fatica a restare compressa nella polifonia del Jazz della sua epoca.

Che dire poi di Johnny Dodds, il più significativo clarinetto di quegli anni?

O di Baby Dodds, suo fratello, alla batteria?

O di Lil Hardin, futura moglie di Louis Armstrong, al piano e di Honore Dutrey al trombone?

E pensare che, a detta di molti, nel 1923 la Band di King Oliver aveva già perso molto del suo potenziale... 

Il che ci lascia solo immaginare che cosa potessero essere le sue performance live al Lincoln Gardens di Chicago.

Inoltre, la qualità delle sedute di registrazione della Gennett era scarsa anche per i bassi standard dell'epoca e questo ci fa rimpiangere ancora di più quei suoni, che mai poterono essere registrati durante il periodo migliore della King Oliver's Creole Jazz Band.

Comunque, ascoltando queste incisioni possiamo avere un'eccellente testimonianza della Musica di New Orleans trapiantata a Chicago, in un anno e con una Band che fecero da transizione tra il Jazz originario di quella città e gli sviluppi successivi, che...

Traghettarono il Jazz verso un ampio pubblico e lo allontanarono sempre più dalla Folk Music -qualunque cosa questa espressione significhi- da cui era indubbiamente nato.

Non è certo un caso se, proprio l'anno successivo, Louis Armstrong lasciò la Band di King Oliver, per intraprendere quella carriera di vero solista, che avrebbe raggiunto il suo apice con gli Hot Five e gli Hot Seven.

Di queste registrazioni, oggi continuiamo ad apprezzare la grande gioia e il grande lavoro d'insieme, in cui persino la particolare esuberanza creativa di Louis Armstrong riuscì ad amalgamarsi con la maestria degli altri artisti, sotto la vigile regia di King Oliver, che...

Seppe creare una Musica forse prevedibile, nella sua ripresa di strutture e arrangiamenti tradizionali, ma sempre piacevole ed eccitante, nella sua perfetta coordinazione e travolgente energia.

Vi lasciamo con "Chimes Blues", in cui vi è il primo assolo di Louis Armstrong.

In realtà -più che di un assolo, nel senso che il termine avrebbe avuto nel Jazz successivo- si tratta di due cori in cui Louis suona con il solo accompagnamento ritmico.

Non è molto, ma già indica la strada che Armstrong e il Jazz avrebbero preso nel giro di pochissimo tempo.


domenica 5 luglio 2015

Herwin 116: Dixieland Jazz Classics: Original Recordings from 1917-1928

Negli Anni '70, la casa discografica Herwin iniziò la serie 100, dedicata al Jazz degli Anni '20.

Purtroppo, vennero pubblicati solo 16 LP, ma ognuno di essi raccoglie tante gemme e noi, che li possediamo tutti, li facciamo girare spesso, perché sono di grande interesse e, inoltre...

Ognuno di essi regala una grande gioia.

Ci piace iniziare questa sezione del Blog a loro dedicata, proprio con l'ultimo Herwin 116, in quanto è dedicato ad alcuni classici Dixieland e, ascoltandolo, si ha l'opportunità di fare un veloce e piacevolissimo "ripasso" di questo genere musicale, in cui inventiva, energia e disciplina d'insieme si uniscono in un mix travolgente.

Come noto, viene definita Dixieland quella musica che -sull'onda del grande successo ottenuto dalla Original Dixieland Jazz Band, dopo la loro prima incisione del 1917- si sviluppò a New Orleans, grazie prima a Musicisti bianchi -come Nick La Rocca e altri artisti di origine europea e spesso italiana- e poi alla genialità musicale del popolo nero.

L'origine di questa Musica è da ricercare nel Ragtime -che ebbe uno sviluppo inizialmente differente, ma per tanti versi parallelo- rispetto al Jazz, che aveva invece le sue radici più nel Blues.

E' comunque inutile e sterile cercare di trovare uno schematico albero genealogico di un genere musicale, in quanto -in particolare in quegli anni intorno alla Prima Guerra Mondiale- Ragtime, Blues, Minstrel Shows, Novelty Songs, Inni, Spirituals etc.correvano lungo strade sì spesso differenti, ma che finivano anche per intersecarsi, producendo quella ricchezza musicale di cui oggi i dischi ci forniscono solo una pallida rappresentazione.

Di questo LP, nel post odierno vi presentiamo due brani.

Il primo è "Dixieland Jazz Band One-Step", registrata dalla ODJB il 26 Febbraio 1917, con Nick La Rocca alla cornetta, Eddie Edwards al trombone, Larry Shields al clarinetto, Henry Ragas al piano, e Tony Sbarbaro alla batteria.

Parte d questo brano è basata su "That Teasin' Rag" di Joe Jordan del 1909, a testimonianza proprio della discendenza diretta del Dixieland dal Ragtime.

Naturalmente, però, la grande vitalità della ODJB -e in particolare il lavoro di Larry Shields al clarinetto- ne fanno un pezzo completamente nuovo e per tanti versi originale, che gettò le basi per la formazione di numerosi clarinettisti successivi.

E proprio un Rag è il secondo pezzo di oggi: " Kater Street Rag", che ci permette di apprezzare le qualità di Bennie Moten sia come compositore, sia come pianista e conduttore di un piccolo gruppo di 7 elementi, che avrebbe costituito il nucleo della sua futura Band più allargata.

In questo fondamentale LP sono anche presenti, tra gli altri, pezzi di Bix Beiderbecke, King Oliver, Louis Armstrong e Fletcher Henderson, per cui ora, congedandoci, ci resta il rammarico di non potervi presentare tutte le loro interpretazioni.

Ci consola il fatto che già tra una settimana ci occuperemo di un altro LP della Herwin, con le storiche incisioni del 1923 della King Oliver's Creole Jazz Band per la Gennett, con un certo Louis Armstrong, che si stava facendo le ossa alla seconda cornetta ...


domenica 24 maggio 2015

"Hesitation Blues" di Jelly Roll Morton, Hal Bernard, Gary Davis e Willie Nelson & Asleep at the Wheels

Per chi, come me, negli anni '60 si cimentava con la chitarra fingerpicking, il Reverendo Gary Davis -che vi abbiamo già presentato qui- rappresentava un modello inarrivabile, ma sempre presente.

Allora esistevano ben pochi metodi, con intavolature non particolarmente precise, nessun video e al massimo qualche foto di ardua interpretazione.

E allora non restava che ascoltare il vinile sino all'esaurimento delle energie, cercando di "tirar giù" qualche passaggio particolarmente difficile.

Per fortuna, però, esistevano anche brani più facili, come "Hesitation Blues", che -con un po' di pazienza e tanta tolleranza verso i propri limiti- alla fine in qualche modo riuscivano a dare un pizzico di soddisfazione...

"Hesitation Blues", però, aveva -e avrebbe in seguito avuto- una storia ben più lunga, che affondava le proprie radici negli albori del Jazz e sarebbe proseguita  nel Country.

E i suoi versi -non sempre politicamente corretti- sono riusciti a sopravvivere anche agli anni del femminismo più radicale...

Oggi vi proponiamo una prima versione di Jelly Roll Morton, con la sua indiscussa maestria al piano...

Una versione veramente intrigante di Hal Bernard, un jazzista bianco che si fa sempre ascoltare con grande piacere....

Una delle innumerevoli registrazioni del grande Gary Davis...

E infine un video di Willie Nelson con Asleep at the Wheels che -sotto la supervisione del produttore Jerry Wexler, che nel nostro Blog abbiamo già incontrato qui- pochi anni fa unirono le loro forze per registrare alcuni classici Western Swing.

Come sempre, piuttosto che prendere posizione in inutili discussioni su quale sia la versione "più bella", preferiamo contemplare la capacità di un brano di vivere di vita propria e di reincarnarsi in molteplici e differenti esistenze.

Buon e variegato ascolto!




sabato 18 gennaio 2014

I concerti "From Spirituals to Swing", New York 1938 e 1939

Nel Post precedente, vi abbiamo parlato del concerto From Spirituals to Swing, tenutosi alla Carnegie Hall di New York il 23 Dicembre 1938.

Questo Concerto fu voluto da John Hammond e ancora oggi viene considerato di un'importanza storica, perché portò alla ribalta generi musicali, che sino ad allora non erano particolarmente conosciuti dal pubblico bianco.

Infatti, sebbene sia probabilmente esagerata la definizione data da Hammond nella presentazione della Serata ("la musica che nessuno conosce"), certamente allora solo pochi appassionati bianchi -come, ad esempio, i ballerini jitterbugs- apprezzavano Spirituals, Blues, Jazz e Swing.

E un numero di persone ancora minore aveva avuto occasione di ascoltare il Boogie Woogie Piano.

La Musica proposta fu di ottimo livello e, ancora ai nostri giorni, risulta varia, godibile e capace di suscitare forti reazioni.

L'anno successivo si tenne un secondo concerto. Anche questa volta il successo fu notevole, ma probabilmente l'effetto magico del Natale '38 era passato e così anche l'entusiasmo del pubblico fu meno caloroso.

Di questi due Eventi, oggi ci resta un'ottima edizione in 3 CD, che ha un posto privilegiato tra i nostri dischi preferiti.

Se, però, ancora non la possedete e siete interessati a cercarla, sappiate che non la si trova più a buon mercato e su Amazon è in vendita a poco meno di 200 Euro...