lunedì 28 aprile 2014

1947: "Ol' Man River" dei Ravens e "After Awhile" dei The Big Three Trio

Nel gruppo The Ravens, a far la parte del leone era certamente Jimmy Ricks, con la sua inconfondibile voce da basso.

Noi ve la presentiamo nell'interpretazione di "Ol' Man River", resa famosa nel 1927 dal musical "Show Boat".

Curiosamente, il testo parla della vita lavorativa di un anziano fiumarolo del Mississippi, ma fu composto da due giovani ebrei, rampolli di ricche famiglie newyorkesi.

Comunque, il pezzo incontrò i favori di artisti di colore e, in particolare, venne cantata nel 1936 da Paul Robeson, nel primo adattamento cinematografico di "Show Boat".

Per vostra comodità, vi presentiamo lo spezzone del film, con l'interpretazione di Robeson, che probabilmente servì da modello per Jimmy Ricks.

Un'altra curiosità è che The Ravens furono il primo gruppo a prendere il nome di un uccello, pratica questa poi utilizzata da molte altre formazioni vocali.

Il secondo brano odierno è "After Awhile", cantato da un trio: The Big Three.

Nel gruppo, svetta sicuramente Willie Dixon, destinato ad avere in seguito -come compositore, talent scout e A & R- un ruolo predominante alla Chess e in tutta la scena Blues di Chicago.

The Big Three Trio durò sino al 1951, ma -al momento dello scioglimento- già da tempo andava stretto a Willie Dixon, la cui vena artistica e il cui spirito organizzativo lo stavano portando verso strade sempre più individuali.





giovedì 24 aprile 2014

1946: "Atom and Evil" dei Golden Gate Quartet e "Just a-Sittin' and a-Rockin'" dei Delta Rhythm Boys

Iniziamo il nostro studio dei Gruppi Vocali dal 1946 al 1959, con due formazioni particolarmente significative: The Golden Gate Quartet e The Delta Rhythm Boys.

Tra l'altro, The Golden Gate Quartet mi sono molto cari, perchè -back in the Fifties- i miei genitori erano soliti suonare i loro dischi e quelle armonie mi sono rimaste nella testa e nel cuore per tutta la vita.

The Golden Gate Quartet -che furono tra i primi Gruppi Vocali a non cantare solamente Gospel o musica secolare, ma a passare tranquillamente da un genere all'altro- si erano formati a livello amatoriale nel 1930 in una barberia della Virginia e, dopo qualche rimaneggiamento, nel 1937 debuttarono alla radio e incisero il loro primo disco.

Apprezzati da John Hammond, vennero invitati al concerto "From Spirituals to Swing" del Dicembre 1938 alla Carnegie Hall di New York, di cui vi abbiamo parlato qui e, come si suol dire... il resto è storia.

Il pezzo che vi presentiamo, "Atom and Evil", fu registrato nel Giugno 1946 e tratta con ironia il tema drammatico della bomba atomica, raccontando come Atomo fosse un bravo ragazzo, sino a che il Male lo fece ubriacare e lo portò a giocare d'azzardo con il fato degli esseri umani...

Anche The Delta Rhythm Boys iniziarono la loro carriera professionale nel 1937, con un lungo soggiorno a Buenos Aires. Ritornati l'anno successivo negli Usa, incisero il loro primo disco con la Decca.

Una loro caratteristica fu la capacità di trasformare classici per orchestra in brani adatti per un Gruppo Vocale, come fecero con questa "Just a-Sitting and a-Rockin", scritta da Duke Ellington e Billy Strayhorn.

Quando negli Stati Uniti i gusti del pubblico cambiarono, The Delta Rhythm Boys si trasferirono a Parigi e continuarono a esibirsi in Europa, ove incontrarono sempre il favore del pubblico sino al 1987, l'anno in cui il gruppo si sciolse, dopo una carriera durata mezzo secolo.




martedì 22 aprile 2014

Introduzione ai Gruppi Vocali

Al Rock 'n' Roll viene spesso rimproverato di essere stato la musica di una generazione senza una base culturale in campo artistico.

Se, infatti, nel Jazz e nello Swing vi erano stati personaggi con una notevole formazione musicale, di cui beneficiarono in seguito anche alcuni combo Rhythm & Blues, che ereditarono molti di questi artisti, il Rock 'n' Roll si diffuse prevalentemente tra adolescenti che spesso, con tre soli accordi e una tecnica strumentale ridotta, davano sfogo a tutta la propria vitalità.

Però, secondo noi, questo rappresenta anche parte del fascino che il Rock 'n' Roll continua ad avere.

La spontaneità, l'immediatezza, le doti naturali non temprate (o appiattite...) da solfeggi ed esercizi estenuanti ci fanno apprezzare ancor di più l'energia creativa di una generazione, che nel Rock 'n' Roll trovò la propria colonna sonora.

E forse, ancor meno "acculturati" musicalmente, furono quei giovani che si unirono in gruppi vocali di 4-5 elementi e si divertivano a cantare -con un accompagnamento strumentale minimo o addirittura "a cappella"- durante la ricreazione a scuola o all'angolo di una strada.

Alcuni di questi gruppi, riuscirono poi a sfondare nel mercato discografico. A volte, solo con un disco; altre volte, con una carriera pluriennale.

Una caratteristica di questi gruppi vocali fu lo sviluppo non tanto di sofisticate armonie, quanto di  tratti ritmici e percussivi di notevole impatto, che vennero poi, in un certo senso, codificati nel Doo-Wop.

I gruppi vocali attraversarono la transizione dallo Swing al Rhythm & Blues e, poi, da questi al Rock 'n' Roll e ai primi Anni '60 e noi...

In questa nuova sezione del Blog, esploreremo proprio questo percorso, partendo dal dopoguerra e concludendo il nostro itinerario con il 1959, che -come abbiamo già indicato in questo Post- segnò la fine della Musica che amiamo.

Iniziamo in modo soft, con due brani tranquilli degli Ink Spots -"The Java Jive" del 1940 e la velatamente antimilitarista "I don't Want to Set the World on Fire" dell'anno successivo- ma poi passeremo a pezzi più up-tempo... proponendovi quel genere di Musica che ai Ballerini fa partire le zampette in automatico!



sabato 19 aprile 2014

Pin-Up per una vita: Ruth Brown e LaVern Baker

Ormai sempre più Eventi dedicati agli Anni '50 offrono uno spazio per contest del tipo "Pin-Up per un Giorno".

Allora, oggi vi proponiamo, tratte dalla nostra raccolta di vecchie riviste, le foto di  due grandi Artiste, comparse sul paginone centrale di "Rhythm and Blues" del Settembre 1956.

Ci pare che da queste immagini traspaiano una bellezza, una sensualità e una classe -tra l'altro, portate per tutta una vita- non comuni.

Però, forse, siamo di parte, perché...

Lo ammettiamo: Ruth Brown e LaVern Baker  hanno per noi un grande fascino, sia come cantanti, sia come donne.

Inoltre, la loro biografia è particolarmente interessante -a volte, addirittura drammatica- e pensiamo, prima o poi, di parlarvene.

Per ora, eccovi due Video, da cui traspaiono la loro carica e la loro energia.




giovedì 17 aprile 2014

Sun 192 e 223: "Mistery Train" di Little Junior e Elvis Presley

"Mistery Train" di Little Junior e i suoi Blue Flames -inciso nel Novembre 1953- non ebbe un particolare successo, ma resta ancora oggi un pezzo molto interessante.

Inoltre, esso si merita un posto d'onore nella storia della nostra Musica perché, nella versione di Elvis Presley dell'Agosto 1955, "Mistery Train" era destinato a diventare una pietra miliare del Rockabilly.

Rispetto a Elvis, Little Junior propone una versione più morbida, che crea un'atmosfera particolare, quasi misteriosa, appunto.

D'altra parte, perché questo pezzo abbia "Mistery" nel titolo è a sua volta un mistero, in quanto il termine non compare mai nel testo. Chissà... Forse il treno sembra misterioso perché arriva, non annunciato, da dietro una curva e -senza che si veda la ragazza del cantante salirvi- se la porta via.

Comunque, il tema del treno di sedici carrozze, che si porta via una donna, era già presente nella musica popolare americana, ad esempio nel brano tradizionale "Worried Man Blues".

La versione di "Mistery Train" cantata da Elvis è, invece, molto più incalzante. In un certo senso, potremmo dire che se il treno di Little Junior è un accelerato, il treno di Elvis è trainato da una locomotiva lanciata a grande velocità.

Come abbiamo già accennato, in questa esecuzione, le particolari caratteristiche della musica Rockabilly sono già tutte presenti...

Lo slancio assertivo nella voce di Elvis, l'accompagnamento senza tregua della sua chitarra, l'assolo impeccabile di Scotty Moore e, in particolare, quel basso percussivo, che non fa rimpiangere la batteria.

Tra l'altro, questo Sun 223 fu l'ultimo singolo inciso da Elvis per Sam Philips che -indebitato per i coraggiosi e spesso sfortunati tentativi di incidere tutti i musicisti che riteneva promettenti e impossibilitato a gestire un fenomeno di proporzioni ormai nazionali- avrebbe poi ceduto Elvis Presley alla RCA.

A quel punto, la carriera di Elvis era pronta per il decollo, ma forse senza più la freschezza esplosiva che traspare da questa versione di "Mistery Train".



lunedì 14 aprile 2014

Sun 175: "Drivin' Slow" di Johnny London

Parlare di Sam Phillips e della Sun Records è difficile, perché si ha l'impressione che ormai sia già stato detto tutto...

Questo personaggio eccentrico, che non si accontentava di lavorare come DJ, ma voleva egli stesso immortalare  i suoni che sentiva, in una Memphis che aveva appena voltato decennio...

Che iniziò a registrare Blues e a spedire queste incisioni a Case Discografiche indie, come la Chess di Chicago...

E che non cessava di coltivare il proprio sogno: trovare un suono "ibrido", che nessun altro avesse mai registrato...

Ecco, questo personaggio ha cambiato la storia della nostra Musica.

A lui e alla Sun Records dedicheremo numerosi Post, ripercorrendo alcuni dei brani più belli e importanti, incisi negli anni d'oro tra il 1952 e il 1958.

Non possiamo non iniziare con il primo disco, uscito all'inizio del 1952:  "Drivin' Slow" di Johnny London.

E' un brano solo strumentale, così come lo è anche il suo retro: "Flat Tire".

Si tratta di due pezzi piacevoli, ma certo non travolgenti, che ci fanno capire come -soprattutto agli inizi- Sam Phillips navigasse a vista, spesso registrando musicisti sconosciuti, che entravano al numero 706 della Union Avenue di Memphis per tentare la sorte.

Il risultato a volte fu una registrazione impubblicabile, a volte un disco decente o un piccolo successo e altre volte, infine, un jackpot da un milione di dollari.

Seguiteci ed esploreremo insieme molti casi interessanti...


giovedì 10 aprile 2014

Rosemary Clooney, Annisteen Allen e Fats Domino rispondono

E' veramente interessante leggere le riviste degli Anni '50 e siamo proprio contenti di aver iniziato la collezione di alcune tra le testate più significative per la Musica che tanto amiamo..

Ad esempio, nella rivista "Rock and Roll Songs", vi era una rubrica dal titolo "Shooting Questions at the Stars".

In essa, si possono spesso trovare spunti significativi, per capire il clima musicale della seconda metà di quel decennio.

Oggi vi presentiamo tre risposte, tratte dal numero di Settembre del 1956.

Alla domanda se avesse avuto molte richieste da parte dei propri fans di incidere brani Rock 'n' Roll, Rosemary Clooney (l'interprete di "Mambo Italiano" e... zia dell'attore contemporaneo George) rispose di no. Non aveva avuto molte richieste di questo tipo, ma comunque immaginava che i fans avrebbero accettato suoi eventuali pezzi R 'n' R, perché quella era la tendenza del momento.

Ad Annisteen Allen, invece, venne chiesto se la sua Casa Discografica la considerasse una cantante Rock 'n' Roll. La risposta fu che, sebbene lei fosse una cantante Blues, il mercato di quei giorni considerava buona parte del Blues come Rock 'n' Roll e che in molti  arrangiamenti Blues veniva posto quel Big Back Beat tipico del Rock 'n' Roll.

Terzo e ultimo esempio che vi proponiamo... Fats Domino, alla domanda se fosse sorpreso, vedendo diversi suoi pezzi scalare la classifica Pop, rispose di no, perché  il Rock 'n' Roll era stato accettato dal pubblico che acquistava dischi Pop, per cui  era normale per lui trovarsi ben rappresentato in questa classifica.

Al di là di quali siano le proprie considerazioni sulla "moda" del Rock 'n' Roll nel 1956 e dintorni, non si può non notare la differenza rispetto ai nostri giorni, in cui altre mode hanno in parte emarginato il R 'n' R.

Comunque, ecco -con "Blue Monday" di Fats Domino- un piccolo assaggio della Musica che quell'anno andava per la maggiore.



lunedì 7 aprile 2014

1950: "Safronia B" di Calvin Boze e "3 x 7 = 21" di Jewel King

Dopo avervi presentato, nel Post precedente, due brani tipici di New Orleans, continuiamo a occuparci dell'anno 1950, con due pezzi allegri e dalle caratteristiche più tradizionali.

Il primo è "Safronia B" di Calvin Boze, un brano molto brillante, che riempie sempre la Pista.

Calvin Boze fu un personaggio relativamente secondario nella storia del Rhythm & Blues, ma con questo pezzo fece proprio centro.

Tra l'altro, mentre in altri brani Calvin Boze era solito ispirarsi a Louis Jordan, che in quegli anni andava per la maggiore, in "Safronia B" dimostra una maggiore originalità.

Delizioso, ad esempio, quell'incalzare, che trova il suo apice nel coretto "I surrender, I surrender", che ben rende l'idea dell'arrendersi all'approccio amoroso...

Il secondo brano è "3 x 7 = 21" di Jewel King, un inno alla libertà disponibile con il raggiungimento della maggiore età.

Non si sa molto di Jewel King, se non che si ritirò -forse anche per la gelosia del suo uomo- proprio quando questo pezzo di Dave Bartholomew entrò prepotentemente in classifica, rinunciando tra l'altro a un promettente tour con Fats Domino.

E così, di questa oscura cantante, non siamo riusciti a trovare nemmeno una foto da proporvi.

Ad accomunare i due brani, vi è un gioioso battito di mani, probabile influsso dei Gospel, che in quel periodo stavano vivendo un periodo di grande diffusione: un'altra testimonianza dell'influsso della musica religiosa sulla musica profana.



giovedì 3 aprile 2014

1950: "Mardi Gras in New Orleans" di Professor Longhair e "The Fat Man" di Fats Domino

Il 1950 vide l'ingresso nelle classifiche Rhythm & Blues del sound di New Orleans.

Questa città era il crocevia di ritmi provenienti dal mondo latino e anche il Rhythm & Blues risentì di questi influssi.

Il primo pezzo che vi proponiamo è "Mardi Gras in New Orleans" di Professor Longhair.

In esso, vi sono caratteristiche che non abbiamo trovato nei brani esplorati precedentemente: un ritmo "caraibico", il piano suonato con un forte impatto, versi che inneggiano al Carnevale, reminiscenze africane.

Professor Longhair ebbe una grande influenza su altri pianisti contemporanei e successivi, tra i quali spiccarono Fats Domino e Dr John.

E proprio di Fats Domino è il secondo pezzo di oggi: "The Fat Man".

Si tratta di una rivisitazione del classico "Junker's Blues", i cui versi su droga e degrado certo non si prestavano per un'ampia diffusione alla radio, senza il cui supporto era impossibile riuscire a sfondare nel mercato discografico.

La struttura armonica di "The Fat Man" è quella tradizionale del Blues a 8 battute, con una lunga introduzione di ben 20 battute, ripresa dalla versione di "Junker's Blues", incisa una decina di anni prima da Champion Jack Dupree e che vi presentiamo per un utile confronto.

Con questo pezzo, iniziò la lunga, prolifica e a volte burrascosa collaborazione tra Fats Domino e Dave Bartholomew, che produsse innumerevoli classici e contribuì ampiamente a traghettare il Rhythm & Blues verso il Rock 'n' Roll.