lunedì 3 febbraio 2014

"Shake, Rattle and Roll" di Big Joe Turner

Nel Post precedente, vi abbiamo presentato "Shake, Rattle and Roll" nella versione di Bill Haley, un pezzo inciso ai primi di Giugno del 1954 e distribuito un paio di mesi dopo.

Oggi, invece, prenderemo in considerazione la versione registrata per l'Atlantic nel Febbraio dello stesso anno da Big Joe Turner.

Entrambi i pezzi erano destinati a diventare grandi successi e a vendere oltre un milione di copie, quindi può essere interessante vederne le differenze, per capire quali fette di pubblico andarono a stuzzicare.

La versione di Big Joe Turner parte in sordina e poi si scalda strada facendo, dando l'impressione di una carica contenuta, quasi sorniona.

La versione di Bill Haley, invece, risente del retroterra country da cui lui e la sua Band provenivano, con il contrabbasso che slappa e sostiene un incalzare apparentemente più energico, in particolare durante l'intermezzo strumentale.

Per quanto riguarda il testo, invece, Big Joe turner non esita a dar voce a quella carica erotica tipica del Rhythm & Blues e a dichiarare esplicitamente la tensione sessuale che certe visioni gli provocano...

Leggete ad esempio questi versi:
Way you wear those dresses, the sun comes shinin' through
Way you wear those dresses, the sun comes shinin' through
I can't believe my eyes, all that mess belongs to you.

e guardate come vengono "sbiancati" nella versione di Bill Haley:
Wearin' those dresses your hair done up so nice
Wearin' those dresses your hair done up so nice
You look so warm but your heart is cold as ice

Lì dove Big Joe è "turbato" da tutto ciò che vede nella trasparenza di un vestitino, Bill Haley si accontenta di notare quanto sia carina la pettinatura della sua ragazza...

D'altra parte, i dischi di un bianco -per essere trasmessi da reti radiofoniche di bianchi ed entrare così nelle case di altri bianchi- dovevano passare una censura più severa, rispetto al mondo Rhythm & Blues, abituato a una sessualità ben più esplicita. Un'autocensura preventiva era, quindi, particolarmente diffusa.

La cover da parte di Bill Haley non danneggiò il successo di Big Joe Turner, anzi lo rafforzò. Forse, questo fu uno dei pochi casi, in cui un artista di colore trasse beneficio da una pratica poi comune tra i discografici bianchi, che di queste cover fecero un uso "disinvolto", soprattutto quando c'era da pagare i diritti d'autore.

Anzi, Big Joe Turner e Bill Haley divennero buoni amici e, addirittura, nel 1957 fecero insieme un tour in Australia.

E quando Turner nel 1966 attraversò un periodo di difficoltà, Bill Haley e la sua Band non esitarono ad accompagnarlo, durante alcune incisioni in Messico.

Un buon esempio di come lo stereotipo politicamente corretto del povero nero, perennemente sfruttato dall'avido bianco, non sempre funzioni...

Le storie della Musica e dei Musicisti sono, per fortuna, più complesse delle categorie mentali di chi cerca di raccontarle.

Nel prossimo Post, però, ci occuperemo di un originale artista nero, il quale non ebbe il riconoscimento economico che si sarebbe ampiamente meritato.