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venerdì 3 novembre 2017

Yazoo L-1004: Tex-Arkana-Louisiana Country 1927-1932

Il Texas ha una grande tradizione Blues e questo LP 1004, pubblicato nel 1968 dalla Yazoo Records, propone alcuni dei principali artisti del periodo classico del Country Blues.

Il Blues di questa area era caratterizzato da una certa irregolarità sia nella metrica sia nel tempo, con accelerazioni che probabilmente tenevano conto più dell'estro del momento del musicista che di una struttura rigidamente codificata.

Si tratta quasi sempre di chitarristi-cantanti, che si esibivano da soli e non avevano quindi bisogno di adeguarsi a canoni generalmente riconosciuti e potevano allungare o accorciare le strofe e accelerare o rallentare il ritmo a proprio piacimento.

L'artista più noto in questa raccolta è certamente Blind Lemon Jefferson, la cui fama in quegli anni è direttamente proporzionale alla mancanza di notizie che noi oggi abbiamo.

Infatti, sebbene vendesse molti dischi e fosse particolarmente ricercato per le esibizioni dal vivo, di lui ci restano poche e contraddittorie notizie.

E anche la sua morte è avvolta nel mistero, in una gelida notte di Chicago, quando Jefferson sparì in una tempesta di neve, senza che se ne avessero più notizie. Storia o leggenda? Non lo sapremo mai.

Stranamente, in questa raccolta è presente un suo solo pezzo, ma di gran calibro.

Quel "Hot Dogs", croce e delizia di chi negli Anni '60 si cimentava con la chitarra fingerpicking e aveva difficoltà non tanto nel suonare le note "giuste", quanto nel riproporre quel ritmo in realtà irriproducibile e che rappresentava una delle caratteristiche più personali di Blind Lemon Jefferson.

Comunque, un pezzo veramente bello, che abbinato con qualche altro Ragtime Blues in Do -magari di Rev. Gary Davis- permetteva un medley capace di divertire e di far sognare...

Un altro musicista interessante, presente in questa raccolta, è Henry Thomas, che suonava un Blues primitivo, che alcuni considerano una testimonianza di che cosa fosse il Blues prima del Blues che oggi conosciamo.

La sua tecnica chitarristica è certamente meno evoluta non solo rispetto a Blind Lemon Jefferson, ma anche rispetto a quelli che erano gli standard dell'epoca, però vi è in Henry Thomas una freschezza che a me piace molto.

Infine, vi parliamo di King Solomon Hill, personaggio improbabile, sin dal nome d'arte che si diede...

Converrete che Collina del Re Salomone non sia esattamente il nome che ci si può aspettare per un Bluesman e forse non a caso questo semisconosciuto artista incise solo sei facciate, che certo non vengono ricordate spesso dagli amanti del Blues.

Però è interessante la sua vicenda, perché in questo "The Gone Dead Train" che vi presentiamo, a un certo punto vi è il verso "Lord I'm goin' to Minden" e così  diversi anni dopo la registrazione un ricercatore si mise in viaggio verso Minden, La., ove fu tanto fortunato da scoprire che sì quel Bluesman aveva vissuto in zona ed era morto nel 1949.

Così oggi sappiamo che King Solomon Hill in realtà era un certo Joe Holmes, un chitarrista che visitava spesso il Texas ed era stato compagno di avventure di Blind Lemon Jefferson.

Storie di Blues.

Chissà se interessano ancora a qualcuno...





martedì 22 dicembre 2015

Yazoo L-1071: Ma Raney's Black Bottom

Ma Rainey ha percorso i primi decenni della Musica che stiamo presentando nel nostro Blog, muovendosi con passo leggero dai Minstrel Shows e il Vaudeville sino al Blues e al Jazz.

E lasciando una traccia indelebile che, a partire da Bessie Smith, ha influenzato generazioni successive di cantanti di colore, .

Nata nel 1886 in Georgia (o forse nel 1882 in Alabama...), Ma Raney visse fin da ragazza una dimensione dello spettacolo che ormai per noi -abituati ad artisti plastificati- è persino difficile immaginare.

Dopo alcune esperienze iniziali, si esibì insieme al marito con i leggendari Rabbit Foot Minstrels, per poi fondare un proprio gruppo, il cui nome è tutto un programma: Assassinators of the Blues...

In seguito al successo di Mamie Smith nel 1920 con il suo "Crazy Blues", i tempi erano maturi perché, anche per altre cantanti di colore, si aprissero le porte delle case discografiche e così nel 1923 Ma Rainey iniziò a registrare per la Paramount.

La collaborazione -che produsse oltre un centinaio di titoli- durò sino al 1928, anno in cui la Paramount rescisse il contratto, perché ormai lo stile musicale di Ma Rainey e la sua presenza scenica non erano più redditizi come negli anni precedenti.

I Blues di Ma Raney e delle altre cantanti dell'epoca vengono solitamente definiti Classici, ma in realtà risentono della tradizione Vaudeville, che venne gradatamente resa più sofisticata, con un'orchestrazione che cercava di ricalcare i brani composti da W. C. Handy, che tanto successo stavano ottenendo.

Tra l'altro, Ma Raney possedeva una notevole creatività, che le permise di comporre molti dei brani che incise. Non sapendo né leggere né scrivere, arrivava in sala d'incisione con foglietti sparsi, sui quali aveva tracciato segni e disegni, che le permettevano di ricordare i testi delle canzoni.

Nel 1985 la Yazoo le dedicò questo ottimo "Ma Rainey's Black Bottom", da cui traiamo i due brani che vi presentiamo oggi.

Il primo è il brano da cui è ripreso il titolo del disco e gioca sul doppio senso di Black Bottom, che indica sia un tipo di ballo sia una parte anatomica...

"Now I'm gonna show you all my Black Bottom
They stayed to see that dance
Stayed until they'd seen me do my big Black Bottom
That'll put you in a trance"

Il secondo è "Yonder Come the Blues", dedicato a tutti i momenti in cui il Blues raggiungeva Ma Rainey, in particolare a causa di un uomo:

"People have different blues and think they're mighty bad
But blues all about a man, the worst I've ever had
I've been disgusted and all confused
Every time I look around, yonder come the blues"

La Paramount era, purtroppo, tristemente famosa per la scadente qualità delle registrazioni e del materiale utilizzato nella stampa dei dischi, ma siamo comunque convinti che -nonostante queste limitazioni- ancora oggi sia possibile lasciarsi toccare dalla potente voce di Ma Rainey e dalla sua forte carica interpretativa.


domenica 13 settembre 2015

Yazoo L-1003: St. Louis Town 1929-1933

La città di St. Louis non è tra le più apprezzate nella storia del Blues, ma vi fu un periodo in cui essa era in grado di offrire una scena musicale particolarmente ricca.

Infatti, St. Louis si trovava in una posizione strategica per i Neri, che abbandonavano il Sud e andavano a cercare nelle città del Nord salari e condizioni di vita migliori.

Lungo il Mississippi o sui treni della Missouri-Pacific, dell'Illinois-Central o della G M & O, arrivavano frotte di immigrati, che a volte decidevano di fermarsi appunto a St. Louis, portando con sé le tradizioni musicali della propria terra.

Tra i Bluesmen attivi in città a cavallo della crisi del '29, il più influente fu Charlie Jordan, probabilmente originario di Helena, Arkansas, a cui viene giustamente dedicata la copertina del disco L-1003 della Yazoo, che oggi vi presentiamo.

Anche Charlie Jordan ebbe, come tanti suoi colleghi, una vita movimentata...

Fabbricatore clandestino di liquori, azzoppato da un colpo di pistola, talent scout per la Decca, titolare di una sala prove, morto ammazzato per strada nel 1954...

Tra le sue quattro incisioni che la Yazoo presenta in questa raccolta, a me piace particolarmente "Keep it Clean".

Come sempre, nel caso del Blues, potete liberamente immaginare che cosa Charlie Jordan inviti a tenere pulito, ma cercate comunque di apprezzare il suo limpido e rilassato fraseggio alla chitarra, che per tanti aspetti ricorda il Blues di Memphis, Tennessee.

Un altro brano notevole in questo L-1003 è "Cairo Blues" di Henry Spaulding, inciso nel 1929.

Originario del Mississippi, Spaulding era più anziano della maggior parte dei Bluesmen attivi in quegli anni a St. Louis e, quindi, è possibile che sia proprio lui l'autore di questa melodia, che venne usata anche da Henry Towsend, Charlie Jordan, Henry Brown e Lane Hardin.

E' veramente un peccato che la Depressione abbia falciato la scena Blues di questa città, che da allora non ha più ricoperto un ruolo importante nel panorama Blues americano, perché -come ben testimonia questo LP- nel 1930 vi erano tutte le premesse per uno futuro molto più interessante.





domenica 6 settembre 2015

Yazoo L-1060: Blind Boy Fuller, Truckin' my Blues Away

In un Post precedente, vi abbiamo parlato d una seduta di registrazione del 1935, particolarmente sfortunata per Gary Davis, che non ebbe il riconoscimento e il successo di vendite che si sarebbe certamente meritato.

E abbiamo accennato a come, invece, quel giorno fu proficuo per un altro Bluesman all'esordio discografico...

Quel Blind Boy Fuller che, da allora e sino alla sua precoce morte nel Febbraio 1941, riuscì a vendere molti, ma proprio molti dischi, grazie ai 135 brani registrati.

Il suo stile chitarristico è allo stesso tempo semplice e piacevole, perché riesce a fondere la tecnica pulita, la struttura armonica regolare e il ritmo saltellante tipici dei Bluesmen della East Coast in una serie di prodotti ben confezionati.

Arricchiti, inoltre, da quei doppi sensi e da quell'inno a godersi la vita, che erano ingredienti importanti per il successo, presso popolazioni rurali semplici, in cerca di svago a buon mercato.

Nato intorno al 1908 nel Nord Carolina, Blind Boy Fuller nel 1928 rimase completamente cieco per cause che non conosciamo e condusse la vita tipica di tanti Bluesmen dell'epoca, che avevano la loro zona di influenza nelle campagne e nelle piccole cittadine del Sud.

Dall'LP Yazoo L-1060 "Blind Boy Fuller, Truckin' my Blues Away", oggi vi presentiamo il pezzo che da il titolo a questa piacevole raccolta, che si lascia ascoltare senza mai annoiare.

Il brano non segue la struttura del Blues a 12 battute, ma un giro armonico diverso e probabilmente più accattivante, tipico di quell'accompagnamento che -a partire dal Folk Revival- venne associato alla Ragtime Guitar, proprio perché incorpora nel Blues tratti che evocano l'epoca del Ragtime.

Questo, in dettaglio, il giro armonico di cui vi stiamo parlando.

C-A7-D7-G-C
C-A7-D7-G
C-C7-F-C°
C-A7-D7-G-C-A7-D7-G-C

E questo è l'esempio di una strofa di "Truckin' my blues away", in cui lasciamo al Lettore decidere se "truck" sia il sostituto di un più famoso -e censurato- verbo, foneticamente molto simile...

"Keep on truckin' baby, truckin' my blues away
Keep on truckin' baby, truckin' my blues away
You don't have to hurry, you don't have to go
Wait a little while, you might wanna truck some more
Keep on truckin' baby, truckin' my blues away
Truckin' my blues away"

Si dice che, in punto di morte, Blind Boy Fuller si convertì e si pentì per aver cantato il Blues.

Difficile dire che cosa passi nella mente -e nel cuore- di un uomo, durante gli ultimi attimi di vita e prima del grande passaggio, perciò vi riportiamo questa voce, senza commentarla.

D'altra parte, come si suol dire, le Vie del Signore sono infinite e, aggiungiamo noi...

Possono passare anche attraverso molto "truckin'"!


domenica 28 giugno 2015

Yazoo L-1015: Favorite Country Blues Piano-Guitar Duets (1929-1937)

Da innamorato tanto della chitarra, quanto del piano, trovo i duetti con questi due strumenti veramente entusiasmanti.

Questo "Favorite Country Blues Piano-Guitar Duets (1929-1937)" è quindi tra i miei LP preferiti e ancora oggi ricordo le emozioni che mi diede sin dal primo ascolto, poco dopo la sua uscita nel 1969.

Uno degli aspetti interessanti dei duetti Piano-Chitarra è che solitamente tra i due strumenti non ve ne è uno predominante, ma anzi, essi si integrano in perfetta armonia.

E' questa una differenza radicale, rispetto ai duetti di chitarra, in cui solitamente una ha il predominio sull'altra, che viene ridotta al ruolo di mero -seppur importante- accompagnamento.

In questo LP è presente solo un brano del duo più famoso -composto da Leroy Carr e Scrapper Blackwell- probabilmente perché a loro verrà dedicato il disco L-1036, di cui non mancheremo di parlarvi in futuro.

Comunque, tra tanto materiale interessante presente in questo LP, è veramente difficile scegliere quali pezzi proporvi.

Allora, proviamo con "Good Gal", che trova al piano Charlie Spand e alla chitarra uno sconosciuto musicista, che potrebbe/dovrebbe essere Blind Blake, l'inarrivabile fingerpicker che ben seppe coniugare Blues e Ragtime.

Un brano molto rilassato, che a volte amo ascoltare di sottofondo, mentre altre volte preferisco un ascolto più attendo, cercando di seguire sia il fraseggio di Blind Blake, sia come le sue triplette si coniugano con il ritmo differente del piano.

Il secondo brano, invece, è "Sloppy Drunk Again" del 1935.

Qui troviamo Walter Davis al piano, che martella non poco sull'unico accordo che sostiene questo blues e differenzia questa versione da quelle di Leroy Carr o Sonny Boy Williamson, che sono invece basate sul tradizionale giro blues a 12 battute.

Alla chitarra abbiamo addirittura due musicisti: Henry Townsend e Big Joe Williams, probabilmente con la chitarra in Open G e accordata più alta rispetto al piano. Per una descrizione più dettagliata di questi particolari, potete vedere le precise note di copertina.

Infine, eccovi anche "Don't Sell it, Don't Give it Away", con Buddy Woods al canto e alla chitarra e due altri sconosciuti musicisti a piano e chitarra.

Dal prossimo Post, inizieremo a occuparci del Jazz travolgente degli Anni '20, senza il quale sarebbe ben difficile comprendere lo sviluppo della Musica Americana successiva.



martedì 23 giugno 2015

Yazoo L-1039: Tampa Red, Bottleneck Guitar 1928-1937

Abbiamo già visto come Georgia Tom, prima di convertirsi definitivamente al Gospel, avesse collaborato attivamente come pianista con il grande Tampa Red, indiscusso maestro della Bottleneck Guitar.

Inizialmente affascinato dal Vaudeville degli Anni '20 e dalle prime cantanti blues come Mamie Smith, che spopolava con il suo "Crazy Blues", Tampa Red, in realtà sviluppò ben presto uno stile particolare, più sofisticato rispetto ad altri Country Bluesmen, che lo portò ad accompagnare diversi cantanti dell'epoca e...

A sviluppare in seguito con Big Bill Broonzy e, appunto, Georgia Tom, quello stile divertente, accattivante e malizioso che sarebbe stato chiamato Hokum, proprio perché nato con il suo gruppo The Hokum Boys.

Addirittura, il suo primo duetto con Georgia Tom diede vita a quel "Tight like That", che venne ripreso in innumerevoli varianti e da così tanti musicisti, da arrivare quasi a costituire un sottogenere a se stante.

Inoltre, Tampa Red contribuì a dare dignità alla Slide Guitar, che sino allora non era mai stata probabilmente suonata con quella pulizia e con quel tono, tipici delle sue esecuzioni.

Con lui, non si ascolta certo quel suono di ferraglia, tipico di tanti bluesmen, la cui irruenza e il cui suonare accordi al quinto e settimo tasto della chitarra cercavano di compensare la mancanza di tecnica e accuratezza nella ricerca delle note.

Solitamente Tampa Red suonava in accordatura libera di Re, che allora era universalmente nota come Vestapol, distorsione fonetica di "Sebastapol", il famoso brano in Open D, che aveva addirittura dato il nome a questa accordatura.

Dal notevole Lp Yazoo L-1039 a lui dedicato, oggi vi presentiamo "It's Heated", un rilassato Blues a dodici battute, cantato da Frankie Jaxon con Georgia Tom, da cui emerge tutta la pulizia di Tampa Red, nel suonare singole note.

Come spesso accade in questo genere di Blues, certo non mancano le allusioni sessuali:

"Now I ain't no janitor, no fireman's son,
But I can keep your boiler hot till the superintendent comes.
I mean I can heat it, mean I can heat it,
I can heat it and warm it,
Let the good work go on"

Il secondo brano è il brillante "It's Red Hot", in cui Tampa Red e Georgia Tom dimostrano di che cosa siano capaci con un pezzo bello tirato, mentre accompagnano Madlyn Davis.


domenica 14 giugno 2015

La doppia conversione di Thomas Dorsey

Nel Post precedente, vi abbiamo parlato della carriera del bluesman Georgia Tom e abbiamo accennato alla conversione religiosa che avrebbe radicalmente modificato la sua vita, trasformandolo da affermato pianista Blues nel più famoso e influente compositore Gospel.

In realtà, la sua fu una doppia conversione, ma... procediamo con ordine.

Thomas Dorsey nacque nelle campagne della Georgia nel 1899 e la sua vita fu a lungo segnata da contraddizioni tra poli apparentemente inconciliabili, ma che in lui -dopo la conversione- poterono giungere a una sintesi proficua.

Musicalmente, Thomas Dorsey fu esposto alle influenze sia dei "moaners" che improvvisavano lamenti sulle melodie di vecchi Spirituals e altri brani che parlavano della sofferenza, sia dei cantanti che leggevano le cosiddette "shape-note", una rudimentale forma di trascrizione musicale, che utilizzava triangoli, ovali, quadrati e diamanti per indicare l'altezza delle singole note.

Inoltre, come abbiamo visto nel Post precedente, egli sperimentò sia formali lezioni di piano, con una impostazione classica, sia le "lezioni" che riceveva nei locali in cui il Blues la faceva da padrone.

Sul piano spirituale, subì le influenze del padre -un predicatore particolarmente istrionico- e della madre silenziosa e altruista, che con la sua abilità nel suonare l'organo sapeva affascinare il giovane Thomas.

Però, ben presto Thomas iniziò -come molti musicisti della sua epoca- a suonare nei bordelli e ad allontanarsi dagli insegnamenti religiosi ricevuti in famiglia.

Se questa attività gli permise di sopravvivere, non gli favorì certo l'ingresso nella comunità musicale "jass" che andava per la maggiore nelle città, in quanto i suoi limiti nella lettura della musica e la sua impostazione rurale male si adattavano ai sofisticati generi musicali dominanti ad Atlanta e Chicago, città in cui Thomas Dorsey cercò fortuna.

Così, tra difficoltà musicali, sociali e spirituali che lo portarono a un esaurimento nervoso, Thomas Dorsey ebbe nel 1921 la sua prima conversione, durante una Convention religiosa a Chicago, a cui aveva partecipato senza particolare entusiasmo, ma semplicemente perché trascinatovi da uno zio.

A impressionarlo, fu il canto di Professor Nix, che commosse tutta la platea e che fece desiderare a Thomas di poter avere egli stesso un'uguale influenza positiva sugli altri, grazie a una musica tanto efficace come il Gospel.

Gli effetti di questa conversione, però, furono brevi e si limitarono alla composizione di alcuni brani a carattere religioso.

Iniziò, invece, un periodo di grande successo musicale nel campo del Blues, che ebbe il suo culmine tra il il 1924 e il 1926, quando Thomas Dorsey venne nuovamente bloccato da una crisi totale, che gli impedì di lavorare e lo portò sull'orlo del suicidio.

La svolta definitiva nella sua vita avvenne proprio quell'anno, grazie all'incontro con Bishop H. H. Haley, che lo stesso Dorsey racconta con queste parole:

-It's hard to describe what happened. I thought more seriously about God that I had in many years, though I was a confessed believer and went to church. I shall never forget. The Minister was Bishop H. H. Haley and he spoke gently and quietly to me: "Brother Dorsey, there is no reason for you to be looking so poorly and feeling so badly. The Lord has too much for you to let you die"-

A quel punto, secondo il racconto di Dorsey, avvenne qualcosa di sovrannaturale, perché Haley estrasse dalla gola di Thomas un serpente vivo...

Che si creda o meno a questo fatto -che comunque Dorsey raccontò per tutta la vita- resta la meraviglia per questa repentina rinascita, che portò un aspirante suicida a divenire non solo fonte di ispirazione per milioni di credenti, ma a favorire la conversione di tantissime persone che -come lui sull'orlo della disperazione- trovarono nelle sue parole e nella sua musica la forza per cambiare radicalmente la propria vita.

Sul piano musicale, è interessante ricordare come Thomas Dorsey traghettò nel Gospel tutte le proprie conoscenze e attitudini sviluppate nei lunghi anni passati come Bluesman e questo portò a conflitti con le Chiese tradizionaliste -che si rifacevano alla tradizione degli Inni cantati dai Bianchi o addirittura alla musica classica- ma anche a creare quel nuovo Gospel che oggi è tanto diffuso e che alcuni chiamano Gospel Blues, proprio perché affonda le sue radici nella tradizione del Blues rurale.

Ora vi lasciamo con il suo famoso Gospel "If you see my Saviour", nella versione originale di Thomas Dorsey e in un Live dei Dixie Hummingbirds.

Ne trascriviamo anche il testo, perché lo troviamo particolarmente toccante:

"I was standing by the bedside of a neighbor
Who was just about to cross the swelling tide
And I asked him if he would do me a favour
Kindly take this message to the other side.
If you see my Saviour tell Him that you saw me
When you saw me I was on my way
You may meet some old friend who may ask you for me
Tell them I am coming home some day.
Though you have to make the journey on without me
It's a debt that sooner or later must be paid
When you reach the golden city think about me
And don't forget to tell my Saviour what I said.
You may come across my father and my mother
And the burdens of this life they may recall
You may chance to see my sister or my brother
But please do try to see my Saviour first of all."

Buon ascolto e... buone riflessioni!



domenica 7 giugno 2015

Yazoo L-1041: Georgia Tom Dorsey, Come On Mama Do That Dance 1928-1932

Georgia Tom/Thomas Dorsey è stato uno degli esempi viventi di come Blues e Gospel -pur nelle loro diversità- non siano contrapposti, ma si influenzino in continuazione.

Thomas, figlio di un Predicatore itinerante, ebbe un'educazione "Assimilazionista", che cioè tendeva a far assimilare agli Afroamericani la cultura europea dei Bianchi.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, in questa operazione non erano attivi solo i Bianchi, ma anche -e, forse, soprattutto- molti Neri, i quali ritenevano che solo abbandonando le proprie radici africane, il loro Popolo avrebbe potuto emanciparsi dai limiti culturali e sociali del passato ed elevarsi sia nella propria formazione, sia nella società.

Però, Thomas Dorsey si trovò esposto anche agli influssi della corrente "Tradizionalista" che, al contrario, privilegiava appunto la peculiarità delle tradizioni africane e riteneva che i Neri non dovessero assimilarsi alla Cultura dei Bianchi, per non perdere la propria identità.

Se pensiamo che nelle Chiese afroamericane delle città del Nord venivano proposti Mendelssohn, Schubert o Rossini, potete immaginare a quale sradicamento culturale i Neri più "evoluti" cercassero di sottoporre i loro compagni, che giungevano direttamente dalle campagne del Sud.

Questa dicotomia segnò tanti Bluesmen che, come Thomas Dorsey si erano formati in parte con lezioni di piano classiche e in parte "rubando" il mestiere ad altri musicisti incontrati on the road.

L'ottimo LP Yazoo L-1041, che porta il titolo "Georgia Tom Dorsey: Come on Mama, do that Dance 1928-1932", presenta proprio alcuni dei Blues principali incisi da Thomas Dorsey -con il nome d'arte di Georgia Tom- o da solo, o accompagnando altri musicisti e cantanti.

A Georgia Tom dedicheremo sia il prossimo Post -in cui racconteremo la sua rocambolesca e definitiva conversione- sia altri Post, in cui parleremo di alcunii LP della Yazoo, che presentano brani di Geogia Tom con Tampa Red, Big Bill Broonzy e The Hokum Boys.

Per ora, vi presentiamo "Jive Man Blues", in cui abbiamo Tampa Red alla chitarra e Frankie Jackson al canto.

E' la storia di un uomo così dedito al "jive" che:

"He jived the whole creation, seemed like a stall (...)
He said I'm a jiver from my birth
He jived so much he died and left this earth"

Lasciamo a voi capire il significato della parola "jive".

Nel secondo brano, l'altrettanto malizioso "Gym's too much for me", Georgia Tom duetta con Kansas City Kitty, a proposito della di lei passione per la "ginnastica", che però alla fine le risulta troppo faticosa...

"When I have it, I can hardly talk
When I take it, I can hardly walk
Oh, Gym's too much for me
I like my Gym but the thing's too much for me!"

Insomma, da questi brani Hokum alla conversione che ha portato Georgia Tom a divenire, nei panni di Thomas Dorsey, il maggior compositore Gospel il passo parrebbe lungo...

O forse, come cerchiamo di dimostrare con questo Blog,è stato molto meno lungo di quanto potrebbe sembrare!



domenica 24 maggio 2015

"Hesitation Blues" di Jelly Roll Morton, Hal Bernard, Gary Davis e Willie Nelson & Asleep at the Wheels

Per chi, come me, negli anni '60 si cimentava con la chitarra fingerpicking, il Reverendo Gary Davis -che vi abbiamo già presentato qui- rappresentava un modello inarrivabile, ma sempre presente.

Allora esistevano ben pochi metodi, con intavolature non particolarmente precise, nessun video e al massimo qualche foto di ardua interpretazione.

E allora non restava che ascoltare il vinile sino all'esaurimento delle energie, cercando di "tirar giù" qualche passaggio particolarmente difficile.

Per fortuna, però, esistevano anche brani più facili, come "Hesitation Blues", che -con un po' di pazienza e tanta tolleranza verso i propri limiti- alla fine in qualche modo riuscivano a dare un pizzico di soddisfazione...

"Hesitation Blues", però, aveva -e avrebbe in seguito avuto- una storia ben più lunga, che affondava le proprie radici negli albori del Jazz e sarebbe proseguita  nel Country.

E i suoi versi -non sempre politicamente corretti- sono riusciti a sopravvivere anche agli anni del femminismo più radicale...

Oggi vi proponiamo una prima versione di Jelly Roll Morton, con la sua indiscussa maestria al piano...

Una versione veramente intrigante di Hal Bernard, un jazzista bianco che si fa sempre ascoltare con grande piacere....

Una delle innumerevoli registrazioni del grande Gary Davis...

E infine un video di Willie Nelson con Asleep at the Wheels che -sotto la supervisione del produttore Jerry Wexler, che nel nostro Blog abbiamo già incontrato qui- pochi anni fa unirono le loro forze per registrare alcuni classici Western Swing.

Come sempre, piuttosto che prendere posizione in inutili discussioni su quale sia la versione "più bella", preferiamo contemplare la capacità di un brano di vivere di vita propria e di reincarnarsi in molteplici e differenti esistenze.

Buon e variegato ascolto!




domenica 17 maggio 2015

Yazoo L-1023: Reverend Gary Davis 1935-1949

Se Blind Willie Johnson fu il più famoso predicatore di strada degli anni a cavallo della Depressione, come potete leggere qui e qui...

Il Reverendo Gary Davis fu certamente colui che maggiormente contribuì a traghettare questo stile di vita e la Musica a esso associata nel Folk Revival degli Anni '60.

Ma lo fece partendo da lontano... proprio dagli Anni '30, con una seduta di registrazione sfortunata, perché -per molte ragioni- non ebbe la risonanza e il successo che avrebbe meritato.

Chitarrista poliedrico, capace di spaziare tra diverse tecniche -senza limitarsi a riproporre un set limitato di brani, come solitamente avveniva tra molti Bluesmen- Gary Davis a un certo punto "got Religion" e questo creò non pochi problemi, quando nel 1935 entrò per la prima volta in studio di registrazione.

Infatti, i tecnici della ARC si aspettavano di avere davanti un Bluesman, con il solito repertorio di Blues un po' tristi, un po' goderecci e certamente molto sporcaccioni e non la presero bene, quando il Reverendo si rifiutò di cantare questo genere di musica e volle cimentarsi solo in brani a carattere religioso...

Il Reverendo aveva la testa dura e nulla poté smuoverlo dalla sua decisione, per cui si limitò ad accompagnare Blind Boy Fuller e, quando fu il suo turno, a cantare tanto Gospel e solo un paio di Blues.

Tra l'altro, la cosa buffa è che questa sessione fu, invece, molto fortunata per Blind Boy Fuller, che da quel momento diventò uno dei Bluesmen più affermati, mentre il nostro Reverendo ritornò nell'anonimato da cui proveniva.

E così, da allora molti iniziarono a considerare Gary Davis un semplice imitatore di Blind Boy Fuller, mentre in realtà era stato proprio Gary Davis a insegnare al suo compagno di avventure a suonare decentemente la chitarra.

La Yazoo ha raccolto le incisioni di Blind Gary Davis del 1935 in un LP notevole, in cui spiccano alcuni brani che sarebbero poi diventati famosi, appunto, tra coloro che un quarto di secolo dopo avrebbero dimostrato ben altro amore nei confronti della sua Musica.

Oggi vi presentiamo "Have More Faith in Jesus". E' suonata nella forma di DO, forse la più comune per il Reverendo e presenta passaggi musicali e strofe molto interessanti.

"It's all I want, all I want
It's all I want, children, just a little more faith in my Jesus. (...)
One day as I was walkin' along
Just a little more faith in my Jesus
Heard a little voice and I saw no one
Just a little more faith in my Jesus
Tell me what do you reckon it said to me
Need a little more faith in my Jesus
Said, my sins are forgiven and my soul set free
To have little more faith in my Jesus."

Il secondo brano è "The Angel's Message to Me", suonato nell'inusuale posizione di FA, che Gary Davis avrebbe comunque utilizzato in futuro anche in due suoi famosi pezzi strumentali: "Soldier's Drill" e "Devil's Dream". A testimonianza della sua originalità e capacità alla chitarra.

"I'm goin' home to see my Jesus
I'm goin' home to see my Lord
I'm goin' home to see my Jesus
Where there's a mansion all prepared for me. (...)
Now in the times I'm goin' alone
Don't know what to do or say
I've cast my cap to Jesus
And asked him to teach me to pray."

In un prossimo Post, presenteremo l'LP che la Yazoo ha dedicato a Blind Boy Fuller e siamo certi che emergerà chiaramente la differenza tra le esecuzioni, pur interessanti e piacevoli, di questo artista più furbo che dotato e la genialità del grande Reverendo...



domenica 10 maggio 2015

Yazoo L-1058: Blind Willie Johnson, Praise God I'm Satisfied

Vi abbiamo già presentato Blind Willie Johnson nella sezione L'altra Faccia del Blues: il Gospel, con un Post dedicato ai Predicatori di Strada.

Ora ci occupiamo in dettaglio dell'ottimo LP "Praise God I'm Satisfied", che la Yazoo Records pubblicò nella seconda metà degli anni '70 e che raccoglie alcune tra le sue migliori incisioni, effettuate tra il 1927 e il 1930.

In questo LP, spiccano particolarmente la sua notevole tecnica Slide alla chitarra e la voce da Falso Basso, per cui Blind Willie Johnson era ed è giustamente famoso.

In molte di queste incisioni, vi è anche la presenza di un'eccellente voce femminile, che un tempo si credeva fosse della moglie Angeline, ma che in seguito si scoprì essere di Willie B. Harris, che fu la sua prima moglie.

Anzi, forse lo era anche quando Blind Willie Johnson sposò Angeline...

O forse no... Forse Blind Willie Johnson conviveva con Willie B. Harris e durante questa convivenza decise di sposarsi con Angeline...

Insomma, potete capire come il Nostro, seppure limitato dalla cecità e impegnato a predicare con fervore la Buona Novella... fosse certamente un tipo vivace.

Anche sulle cause della sua cecità, le notizie sono scarse e contraddittorie.

Infatti, per un certo tempo questa cecità venne attribuita al carbonato di potassio, che la matrigna gli avrebbe gettato in faccia quando era ancora bambino, durante una lite con il padre.

Però Blind Willie Johnson, forse vergognandosi di questa spiegazione, attribuiva la sua cecità all'aver usato a lungo gli occhiali da vista di un'altra persona... Ma c'è anche chi dice che il ragazzo restò cieco, dopo aver guardato un'eclisse attraverso il vetro di una bottiglia...

Come spesso accade, ottenere notizie precise sui Musicisti di quest'epoca non è certo facile e allora lasciamo parlare direttamente Blind Willie Johnson, con questi due brani.

Il primo è il famoso "Dark was the Night, Cold was the Ground", che venne addirittura scelto dalla NASA per essere inviato nel 1977 nello spazio -in un disco che contiene immagini e suoni terrestri, oltre a brani, tra gli altri,  di Bach, Mozart, Beethoven, Chuck Berry- come testimonianza della sensibilità e creatività umana, da presentare a eventuali esseri di altri mondi.

In esso non vi è canto, ma la slide guitar accompagna un mormorio-lamento-lallazione, che parte dall'anima ed è probabilmente la più semplice e profonda testimonianza che noi conosciamo di che cosa sia l'umanità che ci accomuna...

Il secondo brano, invece, è "When the War was On", una reminiscenza della prima Guerra Mondiale e della cartolina precetto, ricevuta da tanti giovani americani, per andare a combattere il Kaiser ed è la prova di come un cantante di strada fosse attento a scegliere temi di recente attualità, che certamente avevano una forte presa sui suoi ascoltatori.

Well, it's just about a few years and some months ago,
United State Congress voted for war.
Sam, he called the men from the East and the West,
They're right on board because they proved our best.  (...)
Well, boys shook the Germans, holdin' by the leg,
Would have brought the Kaiser, but he run too fast.  (...)
Tax gettin' heavy, hard to pay,
Helped the boys over across the sea.
Stood in water up to their knee,
Faced the Kaiser for their girl and me.

Buon ascolto di questo Artista, unico nel variegato panorama dei cantori di un'epoca, in cui certo non mancavano personaggi originali.



domenica 3 maggio 2015

Blind Willie Johnson e i predicatori di strada

Una delle figure più interessanti e genuine nella nascita e nella trasmissione del Gospel è rappresentata dai predicatori-musicisti di strada.

A  volte ciechi, era facile trovarli a qualche crocicchio, con una chitarra possibilmente dal volume corposo, a cantare per ore la Buona Novella.

I loro brani a volte miravano a spaventare gli ascoltatori per redimerli, con terribili descrizioni delle fiamme dell'inferno, ma...

Molto spesso testimoniavano della grande gioia che la Redenzione e la Rinascita interiore avevano portato nella loro vita e avrebbero potuto portare nella vita dei peccatori presenti.

Musicisti dalla forte personalità, erano in grado di influenzare positivamente i passanti, che spesso lasciavano loro qualche spicciolo, nella tazza che tenevano legata al collo.

In fondo la loro vita era speculare alla vita dei Bluesmen itineranti, che percorrevano le stesse strade e con cui a volte condividevano gli stessi angoli di strada.

Anzi, spesso i Bluesmen avevano nel loro repertorio anche brani della tradizione religiosa, il che -unito a tecniche chitarristiche comuni- ci fa capire ancora di più come Blues e Gospel affondino le loro radici nella stessa storia di uomini dall'esistenza particolarmente dura e a volte avventurosa.

E anche ai Predicatori di Strada poteva capitare di essere avvicinati da qualche Talent Scout, che li portava in sala d'incisione, sperando di farne piccole star tra il pubblico che acquistava dischi allora etichettati come "Race".

Il chitarrista-predicatore più famoso del periodo a cavallo della Grande Depressione fu certamente Blind Willie Johnson che, con la sua voce da Falso Basso, era in grado di incutere timore e speranza tra gli ascoltatori.

A Blind Willie Johnson dedicheremo due Post, quando ci occuperemo dei due ottimi LP della Yazoo, che raccolgono la sua produzione discografica, quindi per ora ci limitiamo a presentarvi questi due brani e una trascrizione di alcune loro parti.

Perché nel Gospel le parole sono importanti almeno quanto la Musica.

Il primo brano, "Jesus is Coming Soon", prende spunto dalla terribile epidemia di influenza del 1918 -la famigerata "Spagnola"- per presentarla come punizione per i  comportamenti peccaminosi e segno degli Ultimi Giorni che stanno per arrivare.

"In the year of nineteen and eighteen,
God sent a mighty disease.
It killed so many a thousand,
On land and on the seas. (...)
Well, it's God that's warning the nation,
He's a-warnin' them every way.
To turn away from the evil eye,
And seek the Lord and Pray."

Il secondo brano è "Praise God I'm Satisfied" e -al contrario- presenta versi entusiastici come questi:

"I've found the mountain dreary,
Glad I wasn't ascendin' alone
And How well my Saviour found me
For to claim me for His own.
Placed His arms about me,
And He drawed me to His side, all right,
I might be a child of His,
Praise God I'm Satisfied.  (...)
Well it gave me joy and gladness
For the clouds He rolled away.
While am I left on earth singin' His praises,
How glad I'm today."

Arrivederci alla prossima settimana, con un Post sull'interessante LP della Yazoo L-1058 "Blind Willie Johnson: Praise God I'm Satisfied", che -oltre a questi due brani- raccoglie altri pezzi fondamentali di questo ineguagliabile Predicatore di Strada.



domenica 29 marzo 2015

Blues e Gospel: Un insegnamento di Ruth Brown

Non mi ha mai convinto la definizione del Blues come "Musica del Diavolo".

Anche da ragazzo, negli Anni '60, quando condividevo con alcuni amici l'amore per il Blues e con essi lo ascoltavo, discutevo e suonavo, non sentivo odore di zolfo, ma mi sembrava di immergermi profondamente nell'anima dell'Uomo.

Ora, che ho una maggior conoscenza della storia del Blues e una maggior esperienza di Vita, sono ancora più certo che il Blues sia una delle forme esistenziali e artistiche più nobili, per esprimere quanto di più profondo vi è nell'essere umano: condizioni di vita degradanti, dolore che giunge alla disperazione, solitudine apparentemente senza rimedio, ma anche voglia di divertirsi, di stare con altri e di andare al di là dei propri limiti attuali.

Solo il bigottismo in campo religioso e -in campo opposto- un romanticismo preso troppo sul serio, possono portare a credere veramente che il Diavolo sia il padrone del Blues e lo usi per i suoi turpi scopi...

Ruth Brown -la grande cantante Rhythm & Blues di cui ci siamo già occupati qui e qui- nel corso di un'intervista, concessa nel pieno della propria maturità artistica e umana, pronunciò alcune frasi illuminanti, che costituiscono un radicale superamento della contrapposizione tra Blues e Gospel.

Infatti, in un passaggio fortemente autobiografico, affermò che da giovane le era stato insegnato che il Blues non è la musica giusta per un buon cristiano.

Ma, come crebbe e divenne una donna che conosce veramente la vita, capì che anche il miglior cristiano prima o poi ha avuto il Blues.

Anzi, in questa intervista affermò testualmente:

"E' proprio quando tu hai il Blues, che vai da Cristo per chiedere aiuto. Capisci? Quando si è così giù che non ce la si fa più, è proprio allora che ognuno salta dall'altra parte ed esclama: Dio, abbi pietà!
Persino quando cantano il Blues, le persone dicono: Dio, abbi pietà, abbi pietà di me! Persino all'interno della singola canzone.
Certo, il Blues può essere osceno e persino sarcastico, ma può essere anche molto caldo. E quando canti il Blues, puoi dare voce a molte persone. Ancora una volta: non è ciò che fai, ma come lo fai!" ( Chip Deffaa, Blues Rhyhtms, pp 20 sg.)

Nel 1961, Ruth Brown incise a Nashville un LP di brani Gospel, che a noi piace particolarmente e, anzi, vorremmo proporvelo tutto, ma -per ovvi motivi di spazio- ci limitiamo a un solo brano.

E, allora, scegliamo la bella e tradizionale "Just a closer walk with Thee", ispirata a un passaggio della Seconda Lettera di Paolo ai Corinzi e che, tra l'altro, è il brano che più di sovente è stato suonato per accompagnare il viaggio finale, durante i funerali di New Orleans.

Just a closer walk with Thee,
Grant it, Jesus, is my plea,
Daily walking close to Thee,
Let it be, dear Lord, let it be
I am weak, but Thou art strong,
Jesus, keep me from all wrong,
I'll be satisfied as long
As I walk, let me walk close to Thee
When my feeble life is over,
Time for me will be no more,
Guide me gently, safely over
to Thy kingdom shore, to Thy shore

Da questo testo, traspaiono alcuni dei cardini della musica Gospel: la consapevolezza della propria debolezza, l'affidarsi alla forza del Signore e la fiducia che, alla fine della vita, un destino di pace ci attenderà.

Avremo modo, nei prossimi Post, di approfondire questi aspetti che, con sfumature differenti, vengono continuamente riaffermati dal Gospel.

La Buona Novella, appunto... Che affonda le proprie radici nell'esperienza umana cantata dal Blues.


domenica 8 marzo 2015

"Tin Roof Blues" di Johnny Wiggs

Quando esercitavo come Dj, mi colpiva veramente molto la convinzione di diversi organizzatori e maestri di ballo, secondo i quali per i "balli swing" ci vorrebbero solo musiche suonate da neri, in periodi sempre più retrodatati, per cui alla fine...

Nemmeno le Big Band degli Anni 1935-1945 -in cui spesso spiccavano direttori e musicisti bianchi- sarebbero state adatte, per tenere in pista i loro ballerini.

E a nulla serviva ricordare loro che quell'epoca è conosciuta nella storia della Musica proprio come "Swing Era"...

Non parliamo poi degli Anni '50 -anch'essi ricchi di tante proposte Swing interessanti- ma che, ovviamente, in certi ambienti venivano subito bollati come gli anni dell'odiato Rock 'n' Roll.

Allora, dentro di me, sorridevo divertito, tornavo a casa e mi ascoltavo brani come questo "Tin Roof Blues" di Johnny Wiggs.

Per la cronaca: Wiggs (il cui vero nome era in realtà John Wiggington Hyman) era un ebreo e incise questo pezzo nell'Ottobre 1954.

Pochi mesi dopo che Elvis era entrato negli studi della Sun Records e proprio mentre il fenomeno del Rock'n' Roll stava per esplodere.

Comunque, è veramente curiosa la biografia di Johnny Wiggins, poiché egli fu sempre diviso tra la Musica e una professione più "regolare".

Nato a New Orleans, iniziò a suonare il violino e poi la cornetta, prima di trasferirsi a New York e tentare la fortuna nella scena musicale di quella grande città.

Ritornato a New Orleans sul finire degli Anni '20, iniziò a lavorare come insegnante di scuola con il proprio nome, mentre -con il nome d'arte, appunto, di Johnny Wiggs- continuava la propria carriera notturna nel mondo della Musica.

Per diversi anni, tentò di far convivere questi due aspetti della propria esistenza, ma negli Anni '40 l'amore per la Musica ebbe il sopravvento e così Johnny Wiggs soppiantò John Wiggington e iniziò a dirigere diverse Band e a registrare un certo numero di dischi.

Negli Anni '60 tornò a un'attività part time come musicista, sino a che nel decennio successivo la sua salute peggiorò e nel 1977 se ne andò, senza che la scena musicale si accorgesse particolarmente della sua scomparsa, nonostante la notevole mole di lavoro svolto durante la sua carriera.

E allora, cari organizzatori e maestri di ballo della galassia Swing, ogni tanto, per favore, ricordatevi anche di Artisti come Johnny Wiggs, nonostante fosse bianco e abbia avuto il culmine della propria carriera in anni che non amate particolarmente...

A beneficiarne saranno soprattutto la cultura e la sensibilità musicale dei vostri clienti.


domenica 1 marzo 2015

"Georgia Crawl" di Henry Williams ed Eddie Anthony

Il motivo per cui oggi vi presento questo "Georgia Crawl" di Henry Williams  ed Eddie Anthony è molto semplice.

Questo brano, infatti, era tra i miei preferiti nel doppio LP "The Story of the Blues", curato dal grande ricercatore Paul Oliver, verso cui tutti noi amanti del Blues abbiamo una riconoscenza e un debito infiniti.

Correva l'anno 1969 ed erano altri tempi... 

Non esistevano Internet, iTunes e Spotify e i dischi li si andava a cercare il sabato pomeriggio o nei grandi negozi del centro città o in qualche negozietto specializzato, come Carù di Gallarate, meta di pellegrinaggi su treni che, al ritorno, sembravano sempre troppo lenti, tanta era la voglia di ascoltare i dischi che si erano appena acquistati...

Oppure, se durante l'anno proprio non si trovava ciò che si cercava, in estate si andava in autostop a Londra, in quel buco su Oxford Street in cui lì sì, si poteva trovare tutto, ma proprio tutto, della Musica che si amava.

E se gli LP non ci stavano nello zaino, si rinunciava a un paio di maglioni, che si sarebbero poi rimpianti, quando capitava di passare la notte a fianco di qualche svincolo, aspettando l'alba e un agognato nuovo passaggio.

Quell'amore per la Musica in generale e per un singolo brano in particolare -e per il supporto fisico, con le copertine che ingiallivano per il trascorrere dei decenni- non poteva finire, perché era parte della propria vita.

Allora, senza altri commenti, eccovi questo brano del 1928, con la speranza che possa veicolarvi anche solo una piccola parte delle emozioni che in me ancora risveglia!


domenica 22 febbraio 2015

"If it's news to you" di Little Esther

No... Non mi sono sbagliato, inserendo questo Post nella sezione "Blues" del Blog.

So bene che Little Esther è stata una delle più famose cantanti Rhythm & Blues e, anzi, le abbiamo dedicato parte di un Post, accennando tra l'altro al suo triste destino.

Però, il brano del 1956 di cui ci occupiamo oggi presenta la struttura del Blues a 12 battute ed è utile per comprendere lo stretto rapporto che il Blues ha avuto con altre forme della musica americana dei Neri e non solo.

Inoltre, "If it's news to you" ha un bel bridge che, con i suoi accordi finali di II7 e V7, rilancia nuovamente la musica verso l'ossatura tradizionale a 12 battute, dopo aver compiuto una piacevole deviazione, lungo armonie non sempre usuali nella struttura più conosciuta del Blues.

Per quanto riguarda la biografia di Little Esther, questa artista iniziò, come tante sue coetanee, a cantare in Chiesa, per poi cimentarsi -dopo aver superato le resistenze iniziali della famiglia- con una Musica più secolare.

Una complicata relazione, quando era ancora minorenne, con la sua guida spirituale -che oggi verrebbe giustamente bollata come pedofila- e la vita on the road come cantante, intrapresa anche questa da giovanissima, ben presto presentarono il conto e così, nonostante la vigilanza di Johnny Otis, che l'aveva inizialmente presa nella propria Orchestra,...

Little Esther iniziò una dipendenza da alcol e droga, che avrebbe segnato pesantemente non solo la sua carriera, ma anche la sua vita.

Infatti, dopo aver lasciato l'Orchestra di Johnny Otis, non riuscì più per un certo periodo ad avere il successo a cui era abituata e questo -unito ad altre esperienze drammatiche, come l'essersi trovata nella stessa stanza in cui Johnny Ace nel 1954 si suicidò- contribuì ad aumentare le sue dipendenze.

Gli anni successivi furono segnati da un dentro e fuori da cliniche di riabilitazione e da Serate in piccoli locali, sino a che nel 1962 venne "riscoperta" e poté così riprendere una carriera di successo, sempre però minata dai problemi con la droga.

E seguendo percorsi musicali lontani dal Rhythm & Blues della sua giovinezza.

Morì nel 1984, a soli 48 anni, con il fegato e i reni ormai devastati dagli abusi, a cui non era riuscita a sottrarsi.


domenica 15 febbraio 2015

"Little City Woman" di Big Bill Broonzy

Anche per coloro che da una vita ascoltano Blues, certo non mancano le occasioni per restare meravigliati -e ammirati- innanzi alle mille pieghe che la Musica riesce a prendere.

Ad esempio, mi ha sempre incuriosito questo "Little City Woman" di Big Bill Broonzy, perché già nel 1953 presentava un beat e un assolo di chitarra che anticipavano molti tratti di quella musica bianca, che sarebbe poi stata chiamata Rockabilly.

La storia personale di Big Bill Broonzy percorre tutta la storia collettiva del Blues, dalle campagne del Delta sino ai locali di Chicago...

Per terminare poi al di qua dell'oceano, quando Big Bill si trovò al centro dell'interesse del pubblico europeo nei confronti del Blues, negli anni immediatamente antecedenti la sua morte, per un tumore alla gola, nell'Agosto del 1958.

Situazione questa in cui, anticipando Sonny Boy Williamson II (di cui vi abbiamo parlato qui), seppe giocare a proprio favore con l'affetto, la curiosità e soprattutto... l'ingenuità del nuovo pubblico, composto ora da soli Bianchi.

Ma torniamo al 1953 e a "Little City Woman".

Il brano è importante, in quanto testimonia, ancora una volta, ciò che tentiamo di sottolineare con questo Blog...

La continua intersezione tra generi musicali diversi, in un processo ricco e complesso, che non è riconducibile -come vorrebbe una semplice vulgata, politicamente corretta- alla certezza che i Bianchi avrebbero derubato i poveri Neri persino della loro Musica.

La realtà è sempre più complessa dell'ideologia e un minimo di conoscenza della storia della musica popolare americana permette di capire come a un certo punto qualcosa di nuovo fosse nell'aria e...

In diverse aree geografiche e culturali degli Stati Uniti esso riuscì a prendere forma.

E così, ecco questo disco, inciso da un Nero a Chicago per la Chess, ma che non avrebbe certo sfigurato nemmeno nel catalogo della Sun Records, laggiù a Memphis, Tennessee, dove nacque il Rockabilly dei Bianchi...


domenica 8 febbraio 2015

Sonny Boy Williamson II, l'astuto...

Dopo Little Walter, di cui vi abbiamo parlato in questi Post (1, 2 e 3) l'armonicista che maggiormente influenzò il Chicago Blues degli Anni '50 fu certamente Sonny Boy Williamson II (Rice Miller).

Vi abbiamo già parlato anche di questo Artista, per la precisione in un Post dedicato alle Classifiche Rhythm & Blues del 1947 e al bel pezzo "Shake that Boogie" di Sonny Boy Williamson I (John Lee).

E vi abbiamo già raccontato come l'astuto Rice Miller, all'inizio della propria carriera, si fosse appropriato del nome d'arte del più famoso armonicista e  di come addirittura...

Dopo la tragica morte di quest'ultimo, collaborò attivamente al tentativo di alcuni discografici, per far credere al pubblico che il vero Sonny Boy Williamson fosse ancora in vita e fosse proprio lui.

Alla fine, tra furbizie e mancanza di scrupoli, Rice Miller riuscì a farsi strada nel mondo del Blues e ad avere come unica conseguenza dei suoi tentativi di soppiantare l'originale Sonny Boy Williamson quel II, che da allora rimase indelebilmente legato al suo nome.

Comunque, al di là di questo furto di personalità, resta il fatto che Sonny Boy Williamson II fu un ottimo armonicista, di cui ci restano storiche incisioni e alcuni video interessanti.

La prima parte della sua vita è difficile da ricostruire perché -anche in un ambiente come quello dei bluesmen, così propensi a romanzare la propria storia- certamente Rice Miller non ebbe rivali nel confondere le acque e nell'inventarsi aneddoti e fatti che potessero incrementare la sua fama.

Così, storia e leggenda sono indissolubilmente legati, in un gioco in cui spetta al nostro intuito tentare di separare finzione e realtà.

E allora, se resta molto aleatoria l'eventualità che Sonny Boy Williamson II abbia avuto l'occasione di suonare con Robert Johnson...

E' , invece, sicuro che fu proprio lui a portare in studio Elmore James, per quella che fu la prima versione del suo grande successo "Dust my Broom", ripreso appunto dall'originale di Robert Johnson.

Inutile dire che un personaggio così estroso diede il meglio del proprio istrionismo quando, dal 1963, ebbe l'occasione di girare l'Europa con l'American Folk Blues Festival.

Fu in quelle serate che, davanti a un pubblico ingenuo e adorante, Rice Miller poté sfoderare tutto il suo bagaglio di trucchi e gigionerie, contribuendo a creare in Europa quell'immagine romantica e patinata, che caratterizzò il Blues degli Anni '60.

A distanza di mezzo secolo, l'eredità di Rice Miller è passata attraverso generazioni di armonicisti, che hanno metabolizzato i suoi licks e il suo approccio ironico al Blues.

Oggi ve lo proponiamo in un paio di Video.

Il primo è "Nine Below Zero", in cui Sonny Boy racconta coma una donna abbia aspettato, per buttarlo fuori di casa per un altro uomo, che ci fossero ben 9 gradi sotto zero...

Naturalmente, il nostro eroe aveva dato a questa donna crudele il proprio amore, il proprio denaro... insomma, veramente tutto.

Il secondo è "Keep it to Yourself", in cui si può ammirare una memorabile entrata in scena di Sonny Boy Williamson.

Il personaggio era questo... prendere o lasciare!



domenica 1 febbraio 2015

E il Bambino fu Ingrato!

Nel Post precedente, vi abbiamo proposto il bel brano "The Blues had a Baby" e abbiamo accennato a pensieri non detti, che trapelano dal canto di Muddy Waters.

Il primo che ci pare di cogliere è che sì, il Blues ebbe un bambino, questo bambino fu chiamato Rock 'n' Roll, ma... si dimostrò un figlio molto ingrato.

Infatti, il Rock 'n' Roll -in particolare quando divenne la colonna sonora di adolescenti preoccupati da scuola, chewing gum e primi amorini- decretò di fatto la fine, o almeno un brusco arresto, della carriera di quei bluesmen, che sino allora erano stati al centro dell'attenzione.

Così, non solo Louis Jordan e tanti esponenti Rhythm & Blues passarono improvvisamente dalla vetta delle classifiche all'oscurità, ma anche molti cantori del Blues videro crollare la vendita di dischi e la richiesta di Serate.

Se alcuni, come il flemmatico Muddy Waters, seppero farsene una ragione e aspettarono tempi migliori, che si presentarono dopo circa un decennio, con il Blues Revival...

Altri considerarono la nuova situazione quasi come un affronto personale e accentuarono quei comportamenti autodistruttivi -come la recriminazione, l'alcol e la violenza- che li avrebbero portati a una fine prematura.

Vi abbiamo già raccontato, ad esempio, come il povero Little Walter morì a soli 38 anni, per i postumi di una botta presa durante una lite, ma ancora più desolante fu il periodo che precedette questa sua triste fine.

Al punto che, probabilmente, aveva ragione Muddy Waters, quando ebbe a dire che Little Walter era già morto dieci anni prima di morire...

Devastato dall'alcol, che lo rendeva sempre più inaffidabile, Little Walter aveva perso anche buona parte delle sue capacità artistiche e faticava non solo a lavorare, ma anche a tenersi una Band.

Erano, infatti, parecchi i musicisti che lo lasciavano, dopo averlo visto per l'ennesima volta brandire durante un alterco la pistola, con mano insicura e mente ancora più malferma.

Noi oggi ricordiamo Little Walter e tutti i Bluesmen che non riuscirono a sopravvivere artisticamente al Rock 'n' Roll, proponendovi la cerimonia con cui nel 2008 egli venne indotto nella Rock 'n' Roll Hall of Fame...

Con le commoventi parole di Ben Harper e l'esecuzione, da parte del leggendario James Cotton, dei due classici, a cui il nome di Little Walter è perennemente legato: "Juke" e "My Babe".

"To pass through Life
You have to pass through the Blues
And to pass through the Blues
You have to pass through Little Walter"

Ma non senza prima proporvi "Blue Midnight" del 1952, uno dei brani strumentali all'armonica più struggenti che noi conosciamo.



domenica 25 gennaio 2015

Il Blues ebbe un bambino e...

Il Blues, in modo più o meno esplicito, è alle radici di tutta la musica pop contemporanea.

Il suo giro armonico ormai consolidato, con quelle 12 battute rilanciate in continuazione da incalzanti turnaround...

Le sue note "strane", note blues appunto, a cui la scrittura occidentale assegna un posto ben definito, a metà tra una nota più alta e una più bassa, ma che in realtà sono "da qualche parte" in quello spazio sonoro, fluide e irriverenti verso ogni tentativo di localizzazione...

Il dar voce ai sentimenti più profondi dell'anima umana, così centrati sulla quotidianità, ma nello stesso tempo tesi verso dimensioni più elevate...

Quell'invocazione "Oh, Lord", proprio mentre il cantante pare essere schiacciato dal peso di un dolore individuale e collettivo, che non gli lascia tregua...

L'autoironia, quasi sempre presente -anche quando un uomo o una donna si presentano come l'ultimo dei derelitti-  e che li salva, rendendoli attivi in un mondo che li stava riducendo a poco più di una cosa senza valore...

Ecco, questi e altri elementi sono entrati direttamente nel Rock 'n' Roll e da lì hanno poi contaminato buona parte della musica successiva.

E allora, aveva ragione Muddy Waters, quando cantava che il Blues era rimasto gravido, aveva partorito un bambino e questo bambino era stato chiamato Rock 'n' Roll. 

Oggi vi proponiamo alcune delle strofe che solitamente egli cantava e una esibizione live del 1977 in Inghilterra, in cui -tra le righe- forse si possono leggere molti pensieri che Muddy Waters preferiva tenere per sé...

Well all you people, you know the Blues got a soul
This is a story, a story never been told
Well you know the Blues got pregnant
And they named the baby Rock 'n' Roll.

Muddy Water said it, you know the Blues got a soul
James Brown said it, you know the Blues got a soul   
Well the Blues had a baby
And they named it Rock 'n' Roll.

Ray Charles said it, you know the Blues got a soul
John Lee Hooker said it, you know the Blues got a soul   
Well the Blues had a baby
And they named it Rock 'n' Roll.

Otis Redding said it, you know the Blues got a soul
Queen Victoria said it, you know the Blues got a soul   
Well the Blues had a baby
And they named it Rock 'n' Roll.